Sul treno, tornando da Milano ho pensato di sfogliarmi un giornale di moda. Tutto mi aspettavo meno che trovare di un articolo sull'informatica.
Apparentemente alcuni neurobiologi sostengono che l'informatica ucciderà il nostro cervello.
Salvare informazioni a livello teleamatico e condividere la conoscenza a 'spizzichi e bocconi' distruggerebbe la nostra memoria.
Jamais Cascio, saggista americano non è d'accordo.
Un esempio può aiutare a chiarificare: Socrate era contrario alla diffusione della scrittura. Essa avrebbe irrimediablmente compromesso le capacità mnemoniche degli individuo. Verissimo. Dopotutto perchè sforzarsi a ricordare migliaia di informazioni quando si possono scrivere?
Ma il passaggio dalla memoria alla non memoria... E' stato davvero svantaggioso? Reputiamo la scrittura qualcosa di negativo?
Allo stessa stregua, come possiamo reputare negativa la condivisione di informazioni sul web? Un pezzetto di informazione letta da qualche parte nel cyberspazio può essere un input alla crescita culturale dell'individuo che leggendo su diverse piattaforme può avere un'informazione più completa rispetto a quella che può fornire la tradizionale lettura lineare di un articolo su un giornale.
Wikipedia, insomma, ha sicuramente molti errori. Ma altrettanti ne ha l'Enciclopedia Britannica. Perchè sosteniamo che il primo sia meglio? Il primo può essere rapidamente corretto, la seconda... no.
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